Pellicola vs digitale (2^ puntata)

Come dicevamo la volta scorsa, a conclusione del workshop Film Negative DoP, trainer Marcello Montarsi, durante la proiezione del lavoro finalizzato per misurare il grado di compatibilità fra la copia digitale e il positivo pellicola 35 mm. sono emerse delle interessanti questioni.
Ma che parametri usiamo per capire il grado di compatibilità e/o difformità fra la proiezione digitale e la proiezione pellicola?
Il DoP non può che valutare i toni fotografici e colorimetrici e le caratteristiche geometriche – leggi dettaglio, incisione, risoluzione.
Se vogliamo individuare delle differenze e/o delle compatibilità l’immagine viene stimata in base a questi criteri:
a) in rapporto al tono fotografico, ovvero rispetto al livello di luminosità,
si osservano i neri, i grigi e i bianchi;
b) in rapporto ai toni colorimetrici, ovvero rispetto al livello di crominanza, si osservano i valori del red del green e del blu.
Poi, altro macroparametro, il gamma. Ovvero l’indice di contrasto. Ovvero, rispetto ad una determinata esposizione, il rapporto fra la massima e la minima densità del supporto fotosensibile analogico e il rapporto fra la massima e la minima corrente elettrica del segnale digitale, ovvero il rapporto fra massimo e minimo valore IRE*.

Ora, per capirci meglio, facciamo un esempio.
Confrontiamo i due cartelli test.
Quello di destra ha un livello dei neri molto alto. Il cartello di sinistra, invece, ha un livello del nero standard.
Notiamo come nell’immagine di destra si vedano distintamente le PLUGE – acronimo per Picture Line Up Generation Equipment – quelle tre barre nella finestra del nero. Una grigia chiara, una come lo sfondo e una ultranero.
Quando le PLUGE si vedono così il livello del nero è più alto del livello standard con la conseguente riduzione del contrasto.
Osserviamo adesso l’immagine di sinistra.
La prima PLUGE da destra verso sinistra si vede appena. Le altre non si vedono affatto. Questo è un livello del nero standard. Conseguenza, c’è più contrasto rispetto all’altra immagine.
L’immagine di destra, infatti, ha una scala dei grigi senza profondità.
L’immagine di sinistra, di contro, ha una scala dei grigi con profondità, permette cioè di vedere più differenze prima di arrivare al bianco.
Stimare il livello del nero e/o la sua profondità restituisce al DoP la corretta percezione del corretto contrasto. Ovvero il livello di contrasto da lui cercato.
Altro valore assoluto che serve a stimare il grado di compatibilità è la risposta dell’incarnato. La pelle umana deve, compatibilmente con l’illuminazione scenica usata, restituire lo stesso livello e lo stesso grado di neutralità, ossia privo di dominanti non dichiarate.
Osserviamo l’esempio.
L’immagine di sinistra è quella voluta dal DoP. Ovvero è quella con la risposta fotografica cercata.
Senza nessuna valutazione critica, possiamo tranquillamente dire che la fotografia è ‘algida’, slavata, uniforme. Il trucco anche aiuta ad alzare il tono della pelle. Questo era il risultato voluto.
La fotografia di destra, invece, ha un livello di saturazione più alto rispetto al desiderato; conseguenza, nello specifico, l’incarnato risulta più caldo.
E facciamo attenzione: abbiamo toccato solo uno dei parametri dell’immagine: la saturazione! Abbiamo aumentato dello stesso valore sia la saturazione del red del green e del blu. Eppure, agendo solo su questo parametro, sembra che siamo andati a toccare anche altri valori dell’immagine.
E, purtroppo, è sempre così: agendo su un solo parametro il risultato, percettivamente, si ripercuote anche sugli altri. Nell’immagine di destra è cambiato – percettivamente – anche il contrasto. Si sono ‘chiusi’ i neri’ e di conseguenza, sempre percettivamente, si sono abbassati i ‘bianchi’.
Per capirlo basta osservare con un po’ più di attenzione il nero della pupilla e il nero delle ombre sui capelli.
Altra questione emersa, poi,  è che, nel nostro caso, la visione è stata condizionata da un proiezione pellicola con lente anamorfica. I parametri geometrici di cui sopra.
Ma questo sarà oggetto della prossima puntata…
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*IRE – Institute of Radio Engineers, oggi IEEE. Nel 1963 la AIEE – American Institute of Electrical Engineers – e IRE si fondono in un’unica istituzione la IEEE, Institute of Electrical and Electronic Engineers. La scala IRE viene adottata in alternativa alla scala in Volt per misurare il livello del segnale video.I livelli attivi sono 100 unità. E’ una scala più semplice nelle valutazioni numeriche perché permette di valutare in percentuale da 0 a 100 – p to p – peak to peak – il valore del segnale avendo a 0% il reference blank – non è un refuso; blank non black – e al 100% il reference white.