Il controllo sulla nitidezza

La nitidezza è un elemento visivo di alto valore espressivo che può essere utilizzato dal direttore della fotografia per ricostruire fedelmente la realtà o, diversamante, per ridefinirla secondo una sua personale interpretazione. Ma quali sono i parametri e le tecniche per avere il controllo sulla nitidezza?

Messa a fuoco
La lente è un elemento ottico che può concentrare o far divergere i raggi di luce e che, grazie a queste proprietà, può formare immagini reali o virtuali. Per ciò che concerne la fotografia – e quindi la cinematografia – l’immagine è sempre reale.
Ciò significa che, indipendentemente dagli accoppiamenti di lenti positive e negative al      fine di correggere le abberrazioni ottiche, un obiettivo cinematografico si comporta  comunque come una lente positiva, ossia convergente.
L’applicazione dei criteri di similitudine dei triangoli attraverso l’equazione dei punti  coniugati ci permette di ricavare, per un dato oggetto posto ad una determinata distanza  dalla lente, il punto dove si formerà la sua immagine. Ai fini di questo articolo, e quindi  per ciò che concerne l’uso della messa a fuoco, è rilevante notare che, se l’oggetto è posto  all’infinito, l’immagine si forma sul piano focale. Il piano focale è quindi il piano  perpendicolare all’asse ottico, passante per il punto focale. Va da se che, in fotografia, il  piano pellicola deve coincidere con il piano focale. La legge dei punti coniugati descrive anche come l’immagine di un oggetto posto a distanza minore di infinito si formi oltre piano focale.

In cinematografia, per visualizzare nitidamente l’immagine, si opera sulla “messa a fuoco” al fine di posizionare i gruppi di lenti dell’obiettivo a distanza opportuna dal piano pellicola, in relazione alla distanza dell’oggetto da riprendere. L’operazione di messa a fuoco è svolta dal focus puller agendo direttamente o per il tramite del follows focus su un’apposita ghiera. La ghiera è posta esternamente al barilotto dell’obiettivo e regola lo spostamento dei gruppi di lenti. Sulla ghiera sono indicate le distanze in metri e/o in feet  (1 foot:0.3 metri). Il meccanismo di spostamento del gruppo di lenti fa fede all’equazione dei punti coniugati. Come si è visto, se l’oggetto è posto a distanza infinito, l’immagine si forma sul piano focale dove, nelle MdP e nelle Digital Cameras, è collocato l’elemento fotosensibile, film o sensore. Per avere a fuoco un oggetto posto a distanza infinito, si posiziona quindi il punto di fede della ghiera in corrispondenza del simbolo infinito. In tal caso, tra i gruppi di lenti e il piano pellicola la distanza è minima, e il barilotto presenta la minima estensione. Se invece l’oggetto è posto a distanza minore di infinito, l’immagine si allontana dalla lente e si forma oltre il piano focale. Per avere a fuoco un elemento posto ad una distanza minore di infinito – 3 metri, ad esempio – si posiziona il punto di fede della ghiera in corrispondenza del riferimento relativo, in questo caso 3 mt. Tra i gruppi di lenti e il piano pellicola aumenta la distanza, e il barilotto presenta un aumento dell’estensione. In ogni caso, lo spostamento del gruppo di lenti è finalizzato a far coincidere il piano pellicola con il piano focale ad ogni distanza reale che intercorre tra il piano focale e l’oggetto della ripresa. Quando l’immagine si forma sul piano pellicola, la dimensione dei punti immagine rientrano nei limiti del “cerchio di confusione” e l’immagine risulta nitida. C’è da aggiungere che la distanza minima di messa a fuoco varia da obiettivo a obiettivo, mentre la distanza massima corrisponde sempre a infinito.

Cerchio di confusione
L’immagine ottica è formata da un numero pressoché illimitato di punti, o meglio di piccoli cerchi. L’immagine è nitida quando quei cerchi hanno dimensioni tali da essere percepiti dall’osservatore come punti. In fotografia, la condizione di nitidezza si raggiunge quando l’immagine si forma sul piano pellicola. Se l’immagine si forma prima o dopo il piano pellicola, il punto immagine assumerà la dimensione di un cerchio, pertanto i punti si sovrapporranno e l’immagine non risulterà nitida. Il cerchio di confusione – in inglese Circle of Confusion, CoC – è quindi la misura del diametro del punto immagine oltre la quale l’immagine risulta sfocata. Per fornire alcuni dati significativi, nel cinema 35 mm il CoC è di 25,4 micron ; nel cinema 16 mm è di 15,24 micron e nella ripresa HD 2/3” è di 10,16 micron. Da ciò si evidenzia che nei formati minori – il 16 mm rispetto al 35 mm, ad esempio – il cerchio di confusione ha una dimensione minore. Questo è il motivo per cui la Profondità di Campo – a parità di distanza, diaframma e lunghezza focale – è minore nei formati maggiori. I godibili sfondi fuori fuoco tipici del linguaggio cinematografico più raffinato – si pensi a certi Esterno-Notte in cui il protagonista della scena è in primo piano e dietro di lui le luci della città prendono forma di lontani e idistinguibili bagliori – si ottengono più facilmente utilizzando i grandi formati, sia nel cinema tradizionale in pellicola che nel Digital Cinema.

Stefano Di Leo