IPERFOCALE e PANFOCUS – La Profondità di campo

Ancora sul controllo della nitidezza; cito da un articolo apparso a febbraio sul blog: I godibili sfondi fuori fuoco tipici del linguaggio cinematografico più raffinato – si pensi a certi Esterno-Notte in cui il protagonista della scena è in primo piano e dietro di lui le luci della città prendono forma di lontani e idistinguibili bagliori …” Se è vero che è possibile ridurre la Profondità di campo nella scelta di utilizzare determinate lenti, determinate aperture di diaframma, determinate distanze tra MdP e oggetto della ripresa, determinati formati e, conseguentemente, un determinato Cerchio di confusione, è altrettanto vero che è possibile massimizzarla – la PdC – per ottenere ampi spazi di nitidezza che si sviluppano in profondità, dove la scena è resa intellegibile nella sua interezza. Contrariamente a quanto avviene utilizzando la tecnica del “Fuoco Selettivo” dove, come si è visto, l’oggetto della ripresa viene decontestualizzato assumento per questo un forte tratto distintivo, estendendo l’area nitida (tecnica del Panfocus o Deep focus shot), chi agisce nella scena è, potremmo dire, accolto in essa. Per la propria peculiarità, il Deep focus shot può porre lo spettatore nella condizione di dover seguire diversi fuochi di attenzione che agiscono nel quadro contemporaneamente. Il Panfocus o Deep focus shot è una tecnica d’uso delle lenti che, nella letteratura di settore, assume rilevanza stilistica nella citazione del film Citizen Kane( Quarto potere), l’opera di Orson Wells fotografata da quello che viene definito il primo grande Cinematographer di tutti i tempi, ossia Greg Toland. Cito Tommaso Iannini; Tutto cinema; De Agostini: “La grande profondità di campo, soprattutto in interni, è la verà novità tecnica di Quarto potere. Il deep focus o panfocus non è un semplice effetto ma una prospettiva cinematografica diversa e in buona parte nuova. Welles può presentare in una sola inquadratura gli elementi di una scena che sarebbero stati scomposti dal montaggio, dispondendoli in uno spazio che appare infinito, secondo una ripartizione di piani dramatici e dinamici ricavati all’interno dello stesso campo visivo. In questo modo Welles propone un’alternativa al montaggio analitico, organizzando la composizione su più piani simultanei che mostra nel loro insieme anziché frammentare la scena in singoli dettagli e inquadrature ravvicinate. La composizione in profondità si può ammirare in tutta la sua precisa scansione prospettica durante la firma del contratto di tutela che lega il piccolo Kane al banchiere Thatcher: l’importanza decisionale dei personaggi è espressa in una scala di grandezza (la madre in primo piano, il padre intrappolato a metà quadro organizzato, e sullo sfondo la finestra oltre la quale si sente giocare il bambino) creata dal grado di vicinanza all’obiettivo (una focale corta così estrema amplifica le distanze lungo l’asse di ripresa e le dimensioni delle figure in primo piano) …”.

Negli obiettivi, l’Iperfocale è la distanza che va dal Piano focale al primo punto nitido ponendo la ghiera della messa a fuoco su ¥. Il Panfocus, ossia la massima estensione della PdC con una determinata Focale, un determintato Diaframma e uno specifico CdC, si ottiene facendo coincidere la distanza di messa a fuoco con l’Iperfocale. Se, ad esempio, si prende in considerazione il Formato 35 mm e una Lente 25 mm, si releva che, alle condizioni descritte, con f 5,6, l’Iperfocale è 3 mt. Ponendo la ghiera della messa a fuoco a 3 mt, la PdC si estenderà da 1,5 mt (ossia la metà dell’Iperfocale) ad infinito. E’ possibile quindi affermare che, ponendo la ghiera della messa a fuoco sulla misura dell’Iperfocale, la distanza Iperfocale si dimezza e si ottiene il Panfocus. In altre parole, che il Panfocus corrisponde al dimezzamento della distanza Iperfocale.

H = F2 / f x c

dove:

H è Hyperfocal,  la distanza Iperfocale; F è la Lunghezza focale, f è l’Apertura di diaframma; c è il Cerchio di confusione

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